"Tanto ardo, che ne mar ne fiumi spegner potrian quel foco; ma non mi spiace, perché il mio ardor tanto di ben mi fece, che ardendo ogni ora più d’arder me consumi".
Molti, ma sicuramente non tutti, sapranno dei legami di#RaffaelloSanzio, con L'Aquila e gli aquilani o la storia della tela che il celebre pittore dipinse per conto dell’amico abruzzese Giovanni Battista Branconio: la "Visitazione", un dipinto a olio su tavola, databile al 1517, giunto nel capoluogo da Roma, a testimoniare l'innalzamento sociale economico della famiglia Branconio, e che, nel '600, venne trafugato dalla chiesa di San Silvestro dai dominatori spagnoli.
Oggi è conservato nel Museo del Prado di Madrid. La firma dell’autore è visibile nella parte inferiore su una pietra in primo piano: "RAPHAEL URBINAS F.[ecit] MARINVU BRANCONIVS F.F".
Secondo alcune fonti, si pensa che in realtà fu lo stesso papa, all’epoca dei fatti Alessandro VII, a “benedire” il trafugamento del dipinto di Raffaello dichiarandolo un "libero dono in omaggio alla Maestà Cattolica, tanto benemerita della Santa Sede" e, tal proposito, alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che il papa in realtà lo vendette al re di Spagna e che il trafugamento fu solo una messinscena organizzata alle spalle dei cittadini. Il dipinto, per adesso, è ancora in Spagna ma una copia è sempre stata in città, trasferita solo nel 2009, presso il Museo della Madonna dello Splendore di Giulianova, a causa dei danni causati dal terremoto del 6 aprile.
Ma quello che ci interessa sottolineare in questo contesto è anche il rapporto che Giovanni Battista Branconio, uno personaggi dei spicco alla corte papale, oltre che un importante committente artistico, intratteneva con il celebre artista fiorentino. Di Raffaello fu un grande amico e uno degli esecutori testamentari e in un celebre dipinto conservato al #Louvre di Parigi, accanto al pittore, compare addirittura un personaggio che alcuni studiosi ritengano sia proprio lui. Si tratta del cosiddetto "Autoritratto con un amico", commissionato, si pensa, datato tra il 1518 e il 1519.
Alla scuola di Raffaello sono inoltre attribuiti i dipinti che affrescavano interamente il Casino Branconio, un piccolo caseggiato posto nel giardino del palazzo di famiglia. Nello stesso periodo Raffaello progettò per Branconio un palazzo, non più esistente, nel rione di Borgo, sulla Via Alessandrina, presso il Vaticano.
L'edificio, conosciuto come palazzo Branconio dell'Aquila e realizzato tra il 1519 ed il 1522, presentava un ricco apparato ornamentale ed una sintassi compositiva estremamente libera che, anticipando l'architettura manierista, gettarono le basi per gli sviluppi futuri dell'architettura romana. Lo stesso Giorgio Vasari lo definì "cosa bellissima".
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